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Ieri e oggi, Ariano Irpino ed il complesso ''Giorgione'': il momento delle scelte

Il complesso di Giorgione oggi è un palazzo chiuso, invecchiato dal tempo ed offeso dalle bombolette dei ragazzini che lo usano come un foglio bianco su cui scrivere i loro pensieri.
Gli adolescenti di oggi non possono proprio immaginare com’era il centro storico di Ariano Irpino quando Giorgione funzionava. Tutto quello che accadeva in paese accadeva al riparo di quei portici: i cambi di maggioranza, i primi appuntamenti, le telefonate interurbane, il cinema il sabato sera, gli incontri con gli amici, i pettegolezzi fra una “vasca” e l’altra. Intere generazioni di arianesi sono cresciute “sotto da Giorgione”. Poi, sul finire degli anni novanta, le traversie incontrate dai proprietari hanno imposto la chiusura del bar, del cinema, dell’albergo e del ristorante. Da allora, dopo che il complesso – nel 2004 – è stato acquistato all’asta dal comune, il ricordo di Giorgione vive solo nelle polemiche consumate sui quotidiani locali e nei tentativi inconcludenti di ogni maggioranza ed ogni opposizione consiliare di restituire ad Ariano il suo passato.
La pletora d’iniziative dirette a far rivivere Giorgione e, con esso, tutto il centro storico si è avviata fin dal 2004 quando, con delibera di Giunta, si procedeva alla pubblicazione, senza esito, di un avviso di selezione per la concessione in locazione dell’immobile.
Nel 2005 il consiglio comunale, a sua volta, approvava una deliberazione (n° 42 del 26.04.2005) con la quale si faceva ricorso allo strumento del progetto di finanza con l’obiettivo della ristrutturazione o della demolizione e ricostruzione del complesso Giorgione e con la possibilità di procedere all’alienazione del complesso stesso lasciando al Comune uno spazio di 1200 mq. Anche questa procedura non aveva esito favorevole.
Successivamente, ritenuta inadeguata una proposta della Banca Nazionale del Lavoro, nell’anno 2006, la questione tornava all’attenzione del consiglio comunale che approvava (deliberazione n° 7 del 10.03.2006) la disponibilità del Comune alla la cessione del complesso “Terrazze Hotel Giorgione”, in fitto o a titolo di proprietà, a consorzi o società consortili interessati ad effettuare investimenti sullo stesso per accedere ai finanziamenti previsti dalla Misura 4.5 del POR Campania 2000/2006 con le modalità previste dall’art. 13 del “Contratto di investimento” di cui alla con Delibera della Giunta Regionale n. 578 del 16 aprile 2004. Nella medesima delibera si precisava che le iniziative dovevano riguardare le attività previste nella Misura 4.5 del POR Campania 2000/2006, coerenti con le destinazioni d’uso del complesso.
Con la delibera n° 18 del 18.05.2006 si stabiliva, inoltre, di cedere anche l’area di mq. 500,00 circa sita tra il citato complesso e la proprietà della Chiesa di S. Anna e si precisava che, per l’individuazione del soggetto al quale alienare l’intero immobile, si sarebbe seguita la procedura dell’offerta economicamente vantaggiosa prevedendo come criterio di valutazione dell’offerta economica l’aumento proposto sul prezzo base di gara determinato € 2.750.000,00
Alla procedura partecipavano soltanto due imprese, Europa scarl e Sogest srl, ma, annullato l’avviso di disponibilità di cui alla delibera del 10 Marzo 2006, la procedura stessa non ha avuto ulteriore corso.
Senza risultato sono rimasti anche i tre bandì pubblici per “LA VENDITA ALL’ASTA DEGLI IMMOBILI DI PROPRIETA' COMUNALE "TERRAZZE HOTEL GIORGIONE" ED AREA ADIACENTE” emanati dal responsabile dell’area finanziaria (determine n.ri 101 del 24/05/11, 141 del 08/08/08 e 110 del 30/05/2006) a seguito della citata delibera di n° 18 del 30 maggio 2008.
Senonché, rivelatisi infruttuosi i tentativi della vendita, della locazione, del progetto di finanza e del contratto d’investimento, adesso è il turno dell’azionarato popolare. Il consiglio comunale di Ariano Irpino nella seduta del 02.09.2011 ha approvato la proposta di ricorrere, per il recupero della proprietà Giorgione, alla costituzione di una società per azioni per mezzo di pubblica sottoscrizione.
La proposta è stata presentata dal consigliere Pasqualino Santoro. Essa prevede una pubblica sottoscrizione di quote azionarie per dare vita ad una società immobiliare che sia in grado di ricostruire il complesso del Giorgione. “…a tal proposito…” sostiene Santoro “… è già pronta una bozza di statuto della società che potrebbe portare il centro storico di Ariano fuori dalle secche in cui si trova adesso. Il Giorgione, infatti, per anni è stato il perno intorno a cui ha girato l'economia della parte storica della città. Lo studio prevede la realizzazione di una piscina termale con beauty-farm, i garage, un centro di servizi polifunzionali (uffici, banca, agenzia viaggi, rent a car), oltre che una maison centro commerciale, un bar pasticceria, un cine Teatro multisala, un albergo-residence ed un ristorante panoramico…". Il business plan prevede un tempo di 5 anni per la realizzazione dell'opera con un investimento complessivo di circa 15 milioni di euro.
L’opposizione non ci crede. In Consiglio Comunale i gruppi di minoranza hanno subito posto l’accento sulla irrealizzabilità tecnica oltre che sulla inattuabilità concreta del progetto.
Sembra di rivedere un film già visto. La maggioranza s’inerpica sulle cime di strumenti legislativi pensati per realtà economiche e sociali diverse, mentre la minoranza non perde occasione per rigirare il coltello nella piaga di una questione che è strategica per Ariano.
Il problema è che, rispetto al passato, anche recente, i tempi sono cambiati. La città del Tricolle sta subendo una involuzione senza precedenti per la velocità e la radicalità in cui tutto sta avvenendo. Le generazioni nate negli anni settanta sono state, probabilmente, le ultime a formarsi nella consapevolezza di spendere il proprio sapere in favore della loro terra.
Al contrario, i giovani di oggi sanno con certezza che, a prescindere da quello che hanno intenzione di fare, comunque non lo faranno ad Ariano Irpino perché Ariano Irpino ha, ormai, un tessuto economico, sociale e politico incapace di stare al passo con la gravità dell’epoca che stiamo vivendo.
Ad Ariano si vedono vetrine che, nel giro di pochi mesi, cambiano due o tre volte le insegne, si legge “si vende” o “cedesi attività” dappertutto, l’edilizia è ferma, le opere pubbliche abbandonate. Chiudono i bar, chiudono le pizzerie, i ristoranti ed i supermercati sono pieni a metà anche il sabato, aumentano i disagi sociali e quelli giovanili.
Oggi Ariano Irpino è al centro di un area geografica composta per la stragrande maggioranza da paesi con meno di duemila abitanti e per lo più vecchi. Dove le attività commerciali sono sparite ed i servizi tagliati. Dove stanno tornando le multiclassi alle scuole elementari come negli anni trenta. Dove non si partorisce un’idea diversa dai prodotti tipici e dalla filiera enogastronomica.
Oggi Ariano Irpino è esclusa dalle principali arterie di comunicazione, non è riuscita a conservare l’ASL e rischia di perdere il Tribunale.
Oggi non è più come ieri quando i soldi pubblici arrivavano a pioggia a coprire ogni scelta improbabile. Negli anni ottanta è stato consentito alla città di svilupparsi intorno ad una sola strada. Negli anni novanta si è immaginato la zona industriale in un’area priva di collegamenti infrastrutturali, e nel primo decennio del nuovo secolo è stato acquistato il Giorgione senza sapere esattamente cosa farne. Adesso non è più consentito sbagliare. L’accelerazione che ha subito la storia e la confusione sociale ed istituzionale che tale accelerazione ha creato rende le scelte di oggi molto più decisive che in passato. E Giorgione è probabilmente il più decisivo fra tutti gli atti di programmazione possibili. Per il significato che quel complesso ha nella memoria collettiva degli arianesi e per il suo valore intrinseco, Giorgione può rappresentare lo sperone cui ancorare un destino che sembra già deciso verso il depauperamento e lo spopolamento delle zone. Però la questione non può essere risolta in un consiglio comunale ancora festivo e demandata ad un futuro studio di fattibilità. Occorre darsi scadenze precise e mantenere gli impegni. Occorre innanzitutto che si chiarisca, senza possibilità di equivoci, se esiste la possibilità tecnica che un comune partecipi ad una società avente ad oggetto l’attività immobiliare.
Occorre, poi, che la classe politica arianese si confronti con la società civile per capire se la strada dell’azionarato popolare sia effettivamente percorribile in un tessuto produttivo come Ariano. Ed il confronto deve avvenire in consigli comunali aperti al pubblico, con la partecipazione dei cittadini e delle associazioni per obbligare tutte le parti in causa ad assumere impegni precisi e pubblici rispetto alla soluzione del problema. Occorre, ancora, che i tempi dell’azione politica siano certi e tassativi affinché si capisca chi mantiene gli impegni e fino a che punto. Occorre, infine, che ci sia la serietà per capire che, se dall’incontro tra tutti i soggetti coinvolti dovesse emergere l’irrealizzabilità del progetto, sarà necessario pensare a qualcosa di diverso, magari meno anni settanta-ottanta dell’albergo e del ristorante, perché i tempi nuovi che stiamo attraversando esigono modi di pensare nuovi.
Serietà è la parola chiave. Quella stessa serietà che invochiamo sempre quando si parla dei grandi problemi del Paese e dei suoi governanti adesso dobbiamo pretenderla da noi stessi. Altrimenti saremo come quei crostacei che d’estate mettiamo sulla griglia ad arrostire, che sfrigolano e sembra che ridano e invece muoiono.
Gli adolescenti di oggi non possono proprio immaginare com’era il centro storico di Ariano Irpino quando Giorgione funzionava. Tutto quello che accadeva in paese accadeva al riparo di quei portici: i cambi di maggioranza, i primi appuntamenti, le telefonate interurbane, il cinema il sabato sera, gli incontri con gli amici, i pettegolezzi fra una “vasca” e l’altra. Intere generazioni di arianesi sono cresciute “sotto da Giorgione”. Poi, sul finire degli anni novanta, le traversie incontrate dai proprietari hanno imposto la chiusura del bar, del cinema, dell’albergo e del ristorante. Da allora, dopo che il complesso – nel 2004 – è stato acquistato all’asta dal comune, il ricordo di Giorgione vive solo nelle polemiche consumate sui quotidiani locali e nei tentativi inconcludenti di ogni maggioranza ed ogni opposizione consiliare di restituire ad Ariano il suo passato.
La pletora d’iniziative dirette a far rivivere Giorgione e, con esso, tutto il centro storico si è avviata fin dal 2004 quando, con delibera di Giunta, si procedeva alla pubblicazione, senza esito, di un avviso di selezione per la concessione in locazione dell’immobile.
Nel 2005 il consiglio comunale, a sua volta, approvava una deliberazione (n° 42 del 26.04.2005) con la quale si faceva ricorso allo strumento del progetto di finanza con l’obiettivo della ristrutturazione o della demolizione e ricostruzione del complesso Giorgione e con la possibilità di procedere all’alienazione del complesso stesso lasciando al Comune uno spazio di 1200 mq. Anche questa procedura non aveva esito favorevole.
Successivamente, ritenuta inadeguata una proposta della Banca Nazionale del Lavoro, nell’anno 2006, la questione tornava all’attenzione del consiglio comunale che approvava (deliberazione n° 7 del 10.03.2006) la disponibilità del Comune alla la cessione del complesso “Terrazze Hotel Giorgione”, in fitto o a titolo di proprietà, a consorzi o società consortili interessati ad effettuare investimenti sullo stesso per accedere ai finanziamenti previsti dalla Misura 4.5 del POR Campania 2000/2006 con le modalità previste dall’art. 13 del “Contratto di investimento” di cui alla con Delibera della Giunta Regionale n. 578 del 16 aprile 2004. Nella medesima delibera si precisava che le iniziative dovevano riguardare le attività previste nella Misura 4.5 del POR Campania 2000/2006, coerenti con le destinazioni d’uso del complesso.
Con la delibera n° 18 del 18.05.2006 si stabiliva, inoltre, di cedere anche l’area di mq. 500,00 circa sita tra il citato complesso e la proprietà della Chiesa di S. Anna e si precisava che, per l’individuazione del soggetto al quale alienare l’intero immobile, si sarebbe seguita la procedura dell’offerta economicamente vantaggiosa prevedendo come criterio di valutazione dell’offerta economica l’aumento proposto sul prezzo base di gara determinato € 2.750.000,00
Alla procedura partecipavano soltanto due imprese, Europa scarl e Sogest srl, ma, annullato l’avviso di disponibilità di cui alla delibera del 10 Marzo 2006, la procedura stessa non ha avuto ulteriore corso.
Senza risultato sono rimasti anche i tre bandì pubblici per “LA VENDITA ALL’ASTA DEGLI IMMOBILI DI PROPRIETA' COMUNALE "TERRAZZE HOTEL GIORGIONE" ED AREA ADIACENTE” emanati dal responsabile dell’area finanziaria (determine n.ri 101 del 24/05/11, 141 del 08/08/08 e 110 del 30/05/2006) a seguito della citata delibera di n° 18 del 30 maggio 2008.
Senonché, rivelatisi infruttuosi i tentativi della vendita, della locazione, del progetto di finanza e del contratto d’investimento, adesso è il turno dell’azionarato popolare. Il consiglio comunale di Ariano Irpino nella seduta del 02.09.2011 ha approvato la proposta di ricorrere, per il recupero della proprietà Giorgione, alla costituzione di una società per azioni per mezzo di pubblica sottoscrizione.
La proposta è stata presentata dal consigliere Pasqualino Santoro. Essa prevede una pubblica sottoscrizione di quote azionarie per dare vita ad una società immobiliare che sia in grado di ricostruire il complesso del Giorgione. “…a tal proposito…” sostiene Santoro “… è già pronta una bozza di statuto della società che potrebbe portare il centro storico di Ariano fuori dalle secche in cui si trova adesso. Il Giorgione, infatti, per anni è stato il perno intorno a cui ha girato l'economia della parte storica della città. Lo studio prevede la realizzazione di una piscina termale con beauty-farm, i garage, un centro di servizi polifunzionali (uffici, banca, agenzia viaggi, rent a car), oltre che una maison centro commerciale, un bar pasticceria, un cine Teatro multisala, un albergo-residence ed un ristorante panoramico…". Il business plan prevede un tempo di 5 anni per la realizzazione dell'opera con un investimento complessivo di circa 15 milioni di euro.
L’opposizione non ci crede. In Consiglio Comunale i gruppi di minoranza hanno subito posto l’accento sulla irrealizzabilità tecnica oltre che sulla inattuabilità concreta del progetto.
Sembra di rivedere un film già visto. La maggioranza s’inerpica sulle cime di strumenti legislativi pensati per realtà economiche e sociali diverse, mentre la minoranza non perde occasione per rigirare il coltello nella piaga di una questione che è strategica per Ariano.
Il problema è che, rispetto al passato, anche recente, i tempi sono cambiati. La città del Tricolle sta subendo una involuzione senza precedenti per la velocità e la radicalità in cui tutto sta avvenendo. Le generazioni nate negli anni settanta sono state, probabilmente, le ultime a formarsi nella consapevolezza di spendere il proprio sapere in favore della loro terra.
Al contrario, i giovani di oggi sanno con certezza che, a prescindere da quello che hanno intenzione di fare, comunque non lo faranno ad Ariano Irpino perché Ariano Irpino ha, ormai, un tessuto economico, sociale e politico incapace di stare al passo con la gravità dell’epoca che stiamo vivendo.
Ad Ariano si vedono vetrine che, nel giro di pochi mesi, cambiano due o tre volte le insegne, si legge “si vende” o “cedesi attività” dappertutto, l’edilizia è ferma, le opere pubbliche abbandonate. Chiudono i bar, chiudono le pizzerie, i ristoranti ed i supermercati sono pieni a metà anche il sabato, aumentano i disagi sociali e quelli giovanili.
Oggi Ariano Irpino è al centro di un area geografica composta per la stragrande maggioranza da paesi con meno di duemila abitanti e per lo più vecchi. Dove le attività commerciali sono sparite ed i servizi tagliati. Dove stanno tornando le multiclassi alle scuole elementari come negli anni trenta. Dove non si partorisce un’idea diversa dai prodotti tipici e dalla filiera enogastronomica.
Oggi Ariano Irpino è esclusa dalle principali arterie di comunicazione, non è riuscita a conservare l’ASL e rischia di perdere il Tribunale.
Oggi non è più come ieri quando i soldi pubblici arrivavano a pioggia a coprire ogni scelta improbabile. Negli anni ottanta è stato consentito alla città di svilupparsi intorno ad una sola strada. Negli anni novanta si è immaginato la zona industriale in un’area priva di collegamenti infrastrutturali, e nel primo decennio del nuovo secolo è stato acquistato il Giorgione senza sapere esattamente cosa farne. Adesso non è più consentito sbagliare. L’accelerazione che ha subito la storia e la confusione sociale ed istituzionale che tale accelerazione ha creato rende le scelte di oggi molto più decisive che in passato. E Giorgione è probabilmente il più decisivo fra tutti gli atti di programmazione possibili. Per il significato che quel complesso ha nella memoria collettiva degli arianesi e per il suo valore intrinseco, Giorgione può rappresentare lo sperone cui ancorare un destino che sembra già deciso verso il depauperamento e lo spopolamento delle zone. Però la questione non può essere risolta in un consiglio comunale ancora festivo e demandata ad un futuro studio di fattibilità. Occorre darsi scadenze precise e mantenere gli impegni. Occorre innanzitutto che si chiarisca, senza possibilità di equivoci, se esiste la possibilità tecnica che un comune partecipi ad una società avente ad oggetto l’attività immobiliare.
Occorre, poi, che la classe politica arianese si confronti con la società civile per capire se la strada dell’azionarato popolare sia effettivamente percorribile in un tessuto produttivo come Ariano. Ed il confronto deve avvenire in consigli comunali aperti al pubblico, con la partecipazione dei cittadini e delle associazioni per obbligare tutte le parti in causa ad assumere impegni precisi e pubblici rispetto alla soluzione del problema. Occorre, ancora, che i tempi dell’azione politica siano certi e tassativi affinché si capisca chi mantiene gli impegni e fino a che punto. Occorre, infine, che ci sia la serietà per capire che, se dall’incontro tra tutti i soggetti coinvolti dovesse emergere l’irrealizzabilità del progetto, sarà necessario pensare a qualcosa di diverso, magari meno anni settanta-ottanta dell’albergo e del ristorante, perché i tempi nuovi che stiamo attraversando esigono modi di pensare nuovi.
Serietà è la parola chiave. Quella stessa serietà che invochiamo sempre quando si parla dei grandi problemi del Paese e dei suoi governanti adesso dobbiamo pretenderla da noi stessi. Altrimenti saremo come quei crostacei che d’estate mettiamo sulla griglia ad arrostire, che sfrigolano e sembra che ridano e invece muoiono.
