Tu si nat in Italy

Irisbus, la vittoria della classe operaia oltre le ragioni del più forte

Ciò che va bene alla Fiat va bene all’Italiaripeteva spesso l’Avvocato Agnelli, oggi, tale affermazione si potrebbe tradurre con un più moderno ‘se la Fiat riconoscerà che ci sono le condizioni per investire in Italia bene altrimenti andrà via, senza fornire spiegazioni’. Così è. Da 24 ore l’Irisbus non è più presente a Flumeri. ‘Scelta tecnica’ di direbbe nel calcio, la spiegazione ufficiale fornita da tutti gli allenatori quando, messi alle strette, non hanno la risposta pronta. Sergio Marchionne, ‘commissario tecnico’, di questa squadra sempre più globalizzata ed internazionalizzata ha vinto la sua partita. I dubbi erano pochi in verità, troppo forte, troppo influente la sua leadership per essere contrastata da una classe politica zoppicante ed un sindacato diviso nelle scelte e nelle intenzioni . Un ostacolo l’ha trovato però. Un avversario forte, tenace, sicuro delle proprie ragioni che si è sostituto a suo rischio e pericolo anche alle istituzioni: gli operai. 119 giorni di sciopero difficili e continuati, mai un ripensamento e mai un passo indietro fino a ieri. Fino a quando cioè, in ballo è finito ben altro,  non si parlava più di difendere lo stabilimento o il diritto al lavoro, si trattava di tutelare 9 colleghi, le tute blu raggiunte dalle sanzioni disciplinari e a rischio licenziamento. Uniti sul fronte della lotta e nell’ammissione della sconfitta…un esempio per chi è stato a guardare. Ieri sera l’aria a Valle Ufita era piuttosto surreale, diversissimo lo scenario rispetto ai 119 giorni precedenti. Non c’era il via vai di scioperanti o di automobili, mancava anche la consueta allegria che, nonostante tutto si era creata intorno ad una situazione in qualche modo aggregante. C’era ancora la rabbia della sconfitta, probabilmente se la portava dietro Dario Meninno rappresentante Rsu e in tutti questi mesi portavoce dei suoi colleghi, lui c’era ancora, ha assistito all’uscita degli autobus dallo stabilimento, gli stessi che ha difeso mettendosi a rischio licenziamento “Dovevo farlo- spiega- c’era il mio lavoro su quei mezzi”. Il lavoro di Dario è diretto a Torino, decisioni dell’azienda alle quali a quanto pare la Nazione deve sottostare perchè  ‘ciò che va bene alla Fiat va bene all’Italia’…ma dunque, se il principio dell’Avvocato vale ancora c’è da chiedersi: quanto interesse avrà allora il governo nel valutare realmente l’offerta cinese considerando che la Dfm, stabilendosi in Italia diventerebbe di fatto il maggiore concorrente dell’azienda torinese? Domande tendenziose che probabilmente lasciano il tempo che trovano, oggi , nonostante il risultato c’è da applaudire ad una piccola grande impresa compiuta dalla classe operaia, un insieme di persone solitamente abituate al silenzio che per una volta ha alzato la voce e in qualche modo ha risvegliato una provincia e, perché no, una nazione nella quale, sempre più spesso, la regola è calare la testa alle ragioni del più forte