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Lucio Fierro e la neve: le polemiche, la mancata regia e la ricerca delle responsabilita'

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Lucio Fierro in merito all'emergenza neve 
La neve di questi giorni ha messo in luce la gracilità delle istituzioni nel garantire, di fronte ad avvenimenti prevedibili e normali, come una nevicata anche abbondante, un intervento pronto ed efficace rispetto almeno alle esigenze elementari della società.
Le reazioni indignate che coprono in queste ore l’imprevidenza dimostrata, sono legittime, giustificate e meritano dalla politica risposte nette, sia rispetto alle responsabilità che si sono evidenziate che alle necessarie scelte da adottare di rovesciamento delle priorità nelle impostazioni programmatiche nazionali, provinciali e comunali.
E comunque, va subito detto, che la neve evidenzia anche una caduta verticale di senso civico, di capacità di darsi da fare, di collaborare per fronteggiare situazioni straordinarie; mette in mostra un atteggiamento di de-responsabilizzazione, di attesa, da parte di tanti, unicamente dell’intervento pubblico.
E nelle critiche vanno registrate anche note stonate, interventi del tutto strumentali, unicamente finalizzati a cogliere o un consenso effimero da parte della gente, come ci sembra il caso della improvvida e stonata dichiarazione del coordinatore cittadino di Sel, o, per altro verso, l’attacco, altrettanto strumentale di qualche consigliere del PD unicamente rivolto ad immaginare un qualche spazio che si possa aprire attraverso l’individuazione di un facile capro espiatorio.
Alle spalle della inadeguatezza mostrata dalle amministrazioni -quella cittadina tra le altre- vi sono ragioni culturali, economiche e politiche sulle quali occorre mettere mano e non solo da noi.
La questione riguarda tutte le società complesse, che si mostrano incapaci di fronteggiare situazioni fuori dalla norma. Ma riguarda soprattutto un Paese nella sua interezza nel quale la disastrante gestione berlusconiana ha ridotto la protezione civile ad un “appaltificio” e quella tremontiana ha messo in mutande i Comuni, impedendogli di disporre di un minimo di risorse per prevenire e fronteggiare situazioni emergenziali.
Ma ci sono anche ragioni politiche.
La Provincia ha fronteggiato meglio l’emergenza, dando una mano anche alla città capoluogo? Perché contestarlo. Sibilia, però, dovrebbe ringraziare i suoi predecessori che, avvertiti da altre vicende che hanno toccato il nostro territorio, hanno dotato l’ente di mezzi, personale e risorse. E comunque garantire la transitabilità delle strade provinciali è cosa ben meno difficile di far funzionare un organismo complicato quale è la città capoluogo.
In città si è sottovalutato. Sicuramente è così. Ma ciò che colpisce non è tanto l’affidarsi improvvido allo “stellone” immaginando che, poiché per qualche decennio non è nevicato, non nevicherà. Colpisce la incapacità complessiva di organizzare le forze, di mettere ordine, di mettere in campo tutta la struttura, di dare un comando unificato e di evitare, come invece abbiamo dovuto registrare, che, anche in questa circostanza, assessori e consiglieri si siano dati da fare più per fronteggiare situazioni “particolari” che dare sostanza ad uno sforzo collettivo.
Dietro, purtroppo, c’è una filosofia: pensare all’oggi, al consenso facile e non guardare lontano. 
Da qui la mancata predisposizione di un vero e proprio piano di emergenza che dicesse chi e come facesse cosa. Da qui probabilmente deriva l’dea di fare da sé con l’improvvida dismissione del rapporto contrattuale con l’ASA e poi Irpinia Ambiente sullo spalamento. Da qui la mancata predisposizione di una riserva di mezzi e di strutture anche per vie convenzionali, da attivare alla bisogna.
Colpisce, infine, che non vi sia stato un appello sentito e vero alla città, una drammatizzazione che richiamasse la città intera a comportamenti responsabili e solidali, ad uno sforzo comune.
Di questo dobbiamo discutere. E le responsabilità -deve essere chiaro a tutti- vanno al di là del facile capro espiatorio dell’assessore Festa.