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1 Maggio, il dolore e la speranza

Sarà un primo maggio di speranza e dolore per l’Irpinia. Da una parte le migliaia di senza lavoro, quelli che hanno perso un posto e quelli che vanno via alla ricerca di un’occupazione. Dallo stesso lato, ancora più doloroso, un operaio che sul lavoro ha perso la vita. Si chiamava Vincenzo Gargano, era di Bagnoli Irpino, lascia moglie e due gemelli non ancora maggiorenni. Travolto da una balla di rifiuti a Nusco. E’ il primo maggio della rabbia, comunque siano andate le cose a Nusco. E’ poi la Festa del Lavoro della speranza, in Irpinia. I segnali di ottimismo vengono dal mondo dell’imprenditoria. Ad Avellino ci sarà l’amministratore della Ema di Morra De Sanctis, Otello Natale, insieme ai sindacati. Timidi segnali di ottimismo: perché se si muore sul lavoro, se ancora ci si toglie la vita per la perdita di un posto, è pur vero che si muore anche di ottimismo. Non è un paradosso. Si può morire di ottimismo perché si attende qualcosa e poi quel qualcosa non arriva. Dalla Irisbus alle infrastrutture, da un possibile sviluppo turistico a una ripresa in grande stile dell’agricoltura. Se ne parla, ma si prova a combattere la crisi in Irpinia con troppe parole. Intanto c’è chi aspetta, con fiducia. Non si deludano queste aspettative. L’appello è per tutti. Per la politica, per l’imprenditoria, per i sindacati. Il rito stanco dei tavoli di discussione davvero non è più sostenibile. E poi c’è una storia tutta irpina, di coraggio e sudore. E’ quella di Antonio Imbriale di Sant’Angelo dei Lombardi, che il primo maggio riceve a Napoli la Stella al Merito del Lavoro. Ha lavorato per 34 anni senza una pausa, un permesso, un giorno di malattia. Mai assente al servizio di un’azienda dell’Alta Irpinia, la Mive di Tonino Verderosa. Una storia importante, che può servire da stimolo per i giovani. Questa è la speranza del nostro primo maggio.