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Amministrative Irpinia, il senso del Pd per la sconfitta

Il Pd delle meraviglie non può festeggiare dopo le amministrative in Irpinia e in Alta Irpinia in particolare. Certo, i risultati delle Europee parlano di cifre ben oltre la media nazionale del partito. Si sfiora il 50 per cento a Sant’Angelo dei Lombardi e a Lioni grazie alla presenza di Rosanna Repole e Rosetta D’Amelio. Non si tratta di briciole nella circoscrizione meridionale. I vari Cozzolino, Paolucci, Gentile, Picierno (tutti eletti), hanno pescato migliaia di preferenze nel circondario. Ma sul voto per i Municipi si può oggettivamente parlare di catastrofe. Il Pd perde vari pezzi nel Risiko provinciale. Bisaccia e Torella dei Lombardi per esempio. Qui i due uscenti prendono una sonora mazzata, sconfitti da ex amministratori ricomparsi a sorpresa (Marcello Arminio e Michele Mancuso). Perde a Sant’Andrea di Conza, dove l’uscente Gerardo D’Angola viene riconfermato. L’avvocato di area Sel aveva sempre dialogato col Pd. Il partito ha scelto Concita Lamanna, ed è andata male. E veniamo al nodo più critico, Montella. Ferruccio Capone era a capo di una corazzata e ha meritatamente vinto la partita, d’accordo. La candidata dem, Anna Dello Buono, ha fatto davvero il massimo spingendosi dove nessuno immaginava. Ma qualcuno guarda a quel bacino di mille preferenze perse nelle due liste di Sinistra. La matematica è scienza inesatta dopo il voto. Ma un’apertura a Sinistra poteva consentire di recuperare almeno 200 consensi: quelli che separano il Pd dal centrodestra di Capone. A Nusco non c’era storia, per carità. Forse però il Pd locale poteva risparmiarsi il teatrino del periodo pre-elettorale, quando cercava dialoghi e aperture al centro parlando goffamente di “comunità da ricomporre” con chi questi argomenti li mastica da una vita.
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Un’analisi complessiva di micro-area è azzardata. Nei paesi contano anche i volti, gli atteggiamenti dei candidati a sindaco, le parentele dei candidati. Ma la linea del Pd è obiettivamente criticabile, soprattutto se ad Ariano Irpino non si va neanche al ballottaggio anche grazie a divisioni clamorose. L’analisi complessiva è azzardata, si diceva. Ma zero su cinque è più che un indizio. Ad Andretta solo il quorum ha salvato il Pd da un micidiale 6-0. Si va al commissariamento. C’è ancora Cassano Irpino, dove nessuno nutriva dubbi su Salvatore Vecchia. L’avvocato concede il bis, ma non è affatto una bandierina democratica. Uscendo dall’Alta Irpinia, il Pd si consola con il ballottaggio di Montoro (sfida Bianchino-Carratù). La conclusione per il partito? C’è da lavorare. E molto. A volte calarsi nelle singole realtà, assecondare i rapporti all’interno del singolo paese (come è stato fatto) può essere più conveniente. Ma è operazione rischiosa e le amministrative 2014 lo dimostrano. Una linea unitaria, magari “con la Sinistra ovunque”, poteva garantire a via Tagliamento qualche sindaco in più. C’è da lavorare quindi. Del resto Forza Italia è ancora arzilla in provincia, il Centro è sempre il Centro (O meglio, De Mita è sempre De Mita). Il Movimento Cinque Stelle, anche se una Giunta pentastellata non s’intravede all'orizzonte, non è certo scomparso.