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Dimissioni De Mita: la politica si muove e inizia la...partita

Il day after la presentazione delle dimissioni da parte del vicepresidente della Regione Campania Giuseppe De Mita è ricco di analisi, ipotesi e attese, soprattutto per la riunione fissata a Roma che potrà dare indicazioni importanti sul destino della presidenza Caldoro e dell’Udc regionale.
Se Stefano Caldoro, dalla sua, ha rivendicato la necessità di agire d’urgenza sulle nomine Asl, pressato dalle scadenze dettate da Roma per lo sblocco dei fondi destinati a rianimare le dissanguate casse della sanità campana, sicuramente a Giuseppe De Mita non mancano elementi a sostegno della sua rottura che vanno ben aldilà delle scelte d’imperio del presidente della Giunta regionale. L’affaire Bisaccia, il definanziamento dei fondi Poin, le “variabili” sulla spesa dei fondi comunitari e l’approvazione del ddl di riforma della macchina amministrativa, sono solo i casi più eclatanti dal punto di vista dell’attività politico - amministrativa di Piazza Santa Lucia che non sono stati affatto digeriti da De Mita. Se poi si aggiungono le arrembanti posizioni di Pasquale Sommese e Domenico Zinzi che appaiono i reali oppositori all'area di De Mita, anche più dello stesso Cosentino, si comprende come la posta in gioco riguarda non solo la vicepresidenza dell’Ente Regione, ma anche il futuro politico e la stessa leadership in Campania dell’ala che fa capo al leader di Nusco. La mossa di De Mita jr non va sottovalutata e nemmeno banalizzata. Significherebbe non conoscere l’intelligenza politica che ispira il leader di Nusco che sa posizionare le sue pedine meglio di tanti altri e di tanti filosofi della politica nostrana e regionale. Siamo convinti che “le trottole” impazzite della politica che aspirano a rivestire posizioni di prestigio nel futuro per occupare spazi di potere, dovranno ancora attendere. Le dimissioni del vicepresidente vanno lette e interpretate. Può succedere tutto e il contrario di tutto. I segnali dell’intervento di Ciriaco de Mita a Torella dei Lombardi sono stati più che mai eloquenti: ha raramente citato l’Udc e spesso ha evidenziato il ruolo e lo slogan di “Noi democristiani”. Noi democristiani, qualcosa di antico, che appartiene alla Prima Repubblica eppur presente in tutti gli schieramenti della maggioranza governativa e della stessa opposizione…tranne qualche raro caso. Una Prima Repubblica da molti osteggiata , ma con i tempi che corrono e con le stupidità agganciate all’insipienza della moderna classe politica, il sospetto che si stava meglio … quando si stava peggio è diventato opinione diffusa. In tempi come i nostri, in cui ognuno è incollato alla poltrona e ognuno appare come una cozza attaccata allo scoglio , le dimissioni dalla seconda carica più importante della Regione, hanno chiaramente una regia e un calcolo politico di grande lucidità. Pertanto, ritenendo De Mita jr un razionale lungimirante, le sue dimissioni sono davvero non...banali e studiate a tavolino. La posta in gioco riguarda il riconoscimento del ruolo di “capo” del partito di Casini in Campania nella figura di Ciriaco De Mita e quindi colui che decide le candidature per le prossime politiche. In caso contrario, tutto può succedere. Anche che i moderati e i tanti “noi democristiani” si uniscano per ritrovare nuove strade e nuovi posizionamenti. Tra trottole impazzite e le pedine di lungo corso, occorrerà ora distinguere nel gioco a tempo chi saranno gli alfieri, i pedoni, la Regina ( se esiste...) e il Re che ad oggi, raramente ha perso per scacco matto.
Se Stefano Caldoro, dalla sua, ha rivendicato la necessità di agire d’urgenza sulle nomine Asl, pressato dalle scadenze dettate da Roma per lo sblocco dei fondi destinati a rianimare le dissanguate casse della sanità campana, sicuramente a Giuseppe De Mita non mancano elementi a sostegno della sua rottura che vanno ben aldilà delle scelte d’imperio del presidente della Giunta regionale. L’affaire Bisaccia, il definanziamento dei fondi Poin, le “variabili” sulla spesa dei fondi comunitari e l’approvazione del ddl di riforma della macchina amministrativa, sono solo i casi più eclatanti dal punto di vista dell’attività politico - amministrativa di Piazza Santa Lucia che non sono stati affatto digeriti da De Mita. Se poi si aggiungono le arrembanti posizioni di Pasquale Sommese e Domenico Zinzi che appaiono i reali oppositori all'area di De Mita, anche più dello stesso Cosentino, si comprende come la posta in gioco riguarda non solo la vicepresidenza dell’Ente Regione, ma anche il futuro politico e la stessa leadership in Campania dell’ala che fa capo al leader di Nusco. La mossa di De Mita jr non va sottovalutata e nemmeno banalizzata. Significherebbe non conoscere l’intelligenza politica che ispira il leader di Nusco che sa posizionare le sue pedine meglio di tanti altri e di tanti filosofi della politica nostrana e regionale. Siamo convinti che “le trottole” impazzite della politica che aspirano a rivestire posizioni di prestigio nel futuro per occupare spazi di potere, dovranno ancora attendere. Le dimissioni del vicepresidente vanno lette e interpretate. Può succedere tutto e il contrario di tutto. I segnali dell’intervento di Ciriaco de Mita a Torella dei Lombardi sono stati più che mai eloquenti: ha raramente citato l’Udc e spesso ha evidenziato il ruolo e lo slogan di “Noi democristiani”. Noi democristiani, qualcosa di antico, che appartiene alla Prima Repubblica eppur presente in tutti gli schieramenti della maggioranza governativa e della stessa opposizione…tranne qualche raro caso. Una Prima Repubblica da molti osteggiata , ma con i tempi che corrono e con le stupidità agganciate all’insipienza della moderna classe politica, il sospetto che si stava meglio … quando si stava peggio è diventato opinione diffusa. In tempi come i nostri, in cui ognuno è incollato alla poltrona e ognuno appare come una cozza attaccata allo scoglio , le dimissioni dalla seconda carica più importante della Regione, hanno chiaramente una regia e un calcolo politico di grande lucidità. Pertanto, ritenendo De Mita jr un razionale lungimirante, le sue dimissioni sono davvero non...banali e studiate a tavolino. La posta in gioco riguarda il riconoscimento del ruolo di “capo” del partito di Casini in Campania nella figura di Ciriaco De Mita e quindi colui che decide le candidature per le prossime politiche. In caso contrario, tutto può succedere. Anche che i moderati e i tanti “noi democristiani” si uniscano per ritrovare nuove strade e nuovi posizionamenti. Tra trottole impazzite e le pedine di lungo corso, occorrerà ora distinguere nel gioco a tempo chi saranno gli alfieri, i pedoni, la Regina ( se esiste...) e il Re che ad oggi, raramente ha perso per scacco matto.
