Tu si nat in Italy

La Lettera: Una vita da precaria, le frustazioni e le ansie di una giovane irpina laureata in Economia

Riceviamo e pubblichiamo: Ho letto con emozione la lettera pubblicata da te sul precariato nella scuola. Sono vicina ai tanti precari, condivido la loro tensione ideale, la loro emozione, le frustrazioni, le ansie, le attese. E per questa ragioni da giovane irpina, laureata da molto in Economia con 110 e lode e com’è di regola oggi senza lavoro desidero allargare il confronto e creare condizioni di dibattito sul vostro giornale.
Sono qui a casa, seduta sul divano a vedere i tg della sera e ascolto con attenzione. Ma ciò che sento è qualcosa di vergognoso, sentire degli scandali, delle escort, delle mazzette e di quello che dicono e scrivono i media stranieri è qualcosa che non serve al mio Paese, non serve a me come persona!
Sono nella stessa situazione di milioni di giovani italiani che non hanno più fiducia nel proprio Stato, ma non vogliono andare via! Non voglio scappare! Voglio combattere per il mio futuro! Ma come faccio se nessuno mi prende in considerazione per quello che valgo? I miei studi, i miei sacrifici, le mie aspettative sono tutte su un foglio di carta che una volta valeva qualcosa! Ma oggi cosa vale? Non pretendo certo di avere subito un buon lavoro (oggi è solo un miraggio, ma non per questo smetto di credere!), bisogna fare la gavetta, ma questo è il problema: non c’è nessuno disposto a farcela fare, nessuno da più fiducia al futuro!
Quelle ragazze che rincorrono i loro sogni usando e svendendo il proprio corpo non sono la generazione che mi rappresenta e i miei genitori non sarebbero mai fieri di me se lo facessi!  Voglio dare testimonianza di questo!
È ora che i giornali parlino di noi più di quanto parlano degli scandali, perché noi siamo la parte che non si svenderebbe mai, che pagano  le tasse e che fanno sacrifici enormi. La classe politica di oggi è distaccata dalla vera situazione del Pese (ne abbiamo degli esempi anche in Irpinia, anche giovani). Continuano a sperperare il denaro pubblico e a chiedere a noi di sacrificarci, mentre loro non sanno neanche abbassarsi lo stipendio! Non ci rappresenta più!
C’è la crisi dal 2007 e loro prima l’hanno ignorata e negata; poi, perché la cosa si faceva evidente, ne hanno iniziato a parlare, ma intanto nelle nostre case si viveva ormai da tempo. Dovrebbero vivere come noi, con la casa con il mutuo, con lo stipendio normale, pagarsi le bollette, il taxi, il traffico telefonico e le scuole per i figli. Invece è tutto il contrario, sono le famiglie, quelle che dovrebbero essere tutelati, a pagare!
Vi ho scritto per queste ragioni, spero si apra un dibattito ed intervengano in tanti, di destra e di sinistra, perché questi temi sono di interesse generali, perché riguardano l’avvenire di tutti noi italiani, in particolare delle zone interne di questo Stato da qualcuno bistrattato, ma da noi molto amato.