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Lavoro- I voucher che 'regolamentano' il precariato arrivano in tutti gli uffici postali

L’ironia sull’argomento si è sprecata ma in fondo, la proposta di Inps e Poste Italiane, non sarà altro che l’ennesima conferma che in Italia il lavoro è essenzialmente precario ed essendo tale va regolamentato e legalizzato. Da oggi infatti, sarà possibile acquistare e riscuotere i buoni lavoro, i cosiddetti “voucher”, presso tutti i 14 mila uffici postali d’Italia. Poste Italiane e Inps hanno così esteso quella che era solo una fase sperimentale a tutto il territorio nazionale. I voucher sono uno strumento innovativo che facilita la prestazione regolare di lavoratori impegnati per un periodo di tempo limitato (lavoro occasionale e accessorio). Sono in vendita negli uffici postali nel valore nominale di 10, 20 e 50 euro e disponibili anche in carnet da 25 pezzi. Nella cifra sono previste la copertura assicurativa attraverso l’Inail e quella previdenziale attraverso l’Inps, di conseguenza i periodi di lavoro sono pienamente riconosciuti a fini pensionistici.
Il datore di lavoro può acquistare i voucher in contanti o tramite Postamat, presentando la tessera sanitaria per la verifica del codice fiscale o comunicando la partita IVA. E’ previsto un limite giornaliero di acquisto di 5.000 euro lordi. Dal giorno successivo all’acquisto, e prima dell’inizio della prestazione di lavoro, il datore di lavoro dovrà comunicare all’Inps il proprio codice fiscale, la tipologia di attività, i dati del prestatore (nome, cognome, codice fiscale), il luogo di lavoro, la data d’inizio e fine della prestazione. I buoni lavoro sono riscuotibili dal secondo giorno successivo alla fine della prestazione di lavoro occasionale.
Vantaggi dunque sia per il datore di lavoro che per il lavoratore stesso. Il committente può beneficiare di prestazioni nella completa legalità, con copertura assicurativa INAIL per eventuali incidenti sul lavoro, senza rischiare vertenze sulla natura della prestazione e senza dover stipulare alcun tipo di contratto. Il prestatore può integrare le sue entrate attraverso le prestazioni occasionali, il cui compenso è esente da ogni imposizione fiscale e non incide sullo stato di disoccupato o inoccupato. Il compenso dei buoni lavoro dà diritto all'accantonamento previdenziale presso l'Inps e alla copertura assicurativa presso l'Inail ed è totalmente cumulabile con i trattamenti pensionistici. I soggetti che maggiormente saranno coinvolti in questo ‘esperimento’ saranno i pensionati, gli studenti che nei week end o nelle pause dalla studio potranno svolgere qualsivoglia attività o i tipici lavoratori stagionali, con particolare riferimento a chi svolge attività agricole (leggi qui). Un’iniziativa che ha già riscosso un discreto successo destinata, con buona probabilità, a diventare prassi nel Paese della precarietà. L’elevato e crescente numero di voucher venduti fa sorgere il fondato timore di un uso improprio di tali strumenti che a loro volta mascherano lavoro precario, senza diritti e senza tutele. Peraltro il lavoro occasionale accessorio può essere definito come “lavoro senza contratto”: dunque chi presta un lavoro accessorio non sottoscrive nessun contratto di lavoro, non matura né ferie né Tfr, non ha diritto alla malattia, maternità, assegno al nucleo familiare. Occhio dunque ai lati oscuri di una metodologia che apparentemente sembra poter frenare l'incalzante aumento del lavoro nero e sommerso
