Tu si nat in Italy

Ofantina bis, ci risiamo..

Questa volta non ci sono genitori da consolare, eppure non farà meno male. 
Andretta è sotto shock: un paese intero straziato dal dolore per la perdita di una giovane che nella vita aveva raccolto già tante ferite e che questo pomeriggio, sull'Ofantina bis, ha ricevuto l'ultimo colpo, quello mortale. L'Alta Irpinia tutta oggi si è svegliata dal torpore 
di fine febbraio con la notizia dell'ennesimo tragico incidente su una strada che ogni giorno percorriamo in migliaia e che da troppo tempo miete vittime, spesso giovanissime, senza che si riesca a mettere un freno agli eventi. 
Non abbiamo dovuto faticare per richiamare dal cassetto dei ricordi quella volta che sull'Ofantina bis hanno finito la loro corsa Umberto e Pasquale, o quella in cui è volata via Natalie. Non è trascorso neppure un anno dall'ultima volta in cui la strada della morte - come qualcuno da tempo l'ha ribattezzata - ha messo una croce su un altro volto e un'altra tomba. Dieci mesi. 
Abbastanza per ripetere tre volte il rituale delle consultazioni per la formazione del governo nazionale; abbastanza per vedere cambiare maggioranze e cadere diverse amministrazioni comunali; abbastanza per discutere di imminenti e non ancora concretizzati tagli delle Province, della necessità di ridurre i centri di spesa sopprimendo tribunali, Regioni e Comunità montane; abbastanza per vedere tanti giovani irpini fare le valigie; abbastanza per avvicendamenti di personaggi vecchi o diversamente nuovi sulle diverse poltrone di quell'ente o quella istituzione. 
Non abbastanza per vedere trasformata l'indignazione e la sofferenza dei giorni del lutto in azione; non abbastanza perché qualcuno muovesse i fili della burocrazia e avviasse veramente quella messa in sicurezza dell'Ofantina, e di decine di altre strade irpine che versano in pessime condizioni, di cui i nostri paesi avrebbero bisogno. I tavoli in Prefettura delle prime settimane sono stati fumo negli occhi; poi è arrivato il disastro di Monteforte Irpino, il dramma di quel bus di pellegrini puteolani precipitato giù dal viadotto della A16, e di strade irpine si è continuato a parlare ma in modo diverso, l'Ofantina è stata quasi oscurata, i suoi morti hanno fatto meno notizia, l'emergenza si è normalizzata. 
Così questa volta sull'Ofantina è toccato a Veronica Miele, ventotto anni non ancora compiuti, rimasta nel giro di due anni orfana di madre e padre. Veronica - racconta chi la conosceva e in queste ore non riesce a darsi pace - era rimasta sola con i suoi fratelli. Era una ragazza in gamba, di quelle cui piace studiare e a cui lo studio riesce facile: il liceo scientifico-tecnologico a Sant'Angelo dei Lombardi, l'iscrizione a ingegneria chimica a Fisciano. Un futuro brillante in cui poco alla volta la luce è andata spegnendosi: le difficoltà economiche, la rinuncia agli studi, la perdita del padre. Veronica si era rimboccata le maniche: le ripetizioni di chimica, il lavoretto da un fioraio, quello come baby sitter, la tenacia, l'immancabile gentilezza e la dolcezza di un sorriso che per tanti era persino difficile spiegare. Fino all'altra mazzata: la morte della madre lo scorso agosto. Eppure nella vita di Veronica continuava a esserci un barlume di speranza e con lui progettavano di rimettere insieme i cocci di una affannata esistenza. Oggi gli era andata incontro, ad Avellino, per festeggiare il suo trentesimo compleanno. Poi l'Ofantina, la semicurva e il black out. Veronica se ne è andata, ha terminato il suo cammino arrendendosi alla morte, lei che finora neppure di fronte a essa si era data per vinta.
Questa volta non ci sono genitori da consolare: ci sono i suoi fratelli, i suoi cari, i suoi amici, c'è una comunità che si farà ancora una volta la fatidica domanda: quando la prossima vittima?
(di Paola Liloia)