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Progettare meno per campare meglio: il caso Laceno

I dodici milioni per le seggiovie del Laceno, annunciati poi bloccati e successivamente liberati ma ad alcune condizioni, rappresentano una delle situazioni emblematiche nella società irpina, intesa come media, politica, imprenditoria. Qualche anno fa l’auspicata svolta, poi il blackout. In questi giorni la polemica. Arrivano quei soldi? “Solo se apportiamo delle modifiche al progetto”, tuona il sindaco rivolto all’ex sindaco. Intanto il rilancio turistico resta sulla carta e a Bagnoli Irpino (ma anche nei dintorni) si litiga, si prega, si spera.
Situazione emblematica, si diceva. Una della pratiche da correggere del panorama giornalistico provinciale - e chi scrive non è affatto esente da colpe avendo annunciato insieme ad altri quei famosi 12 milioni - sta appunto nell’approccio all’annuncio. A parlare e scrivere ogni giorno di vertenze, disoccupazione, suicidi, tagli alla sanità e tribunali che scompaiono, desertificazione, ultimi posti nella classifiche sulla qualità della vita, c’è l’inevitabile desiderio di fornire, una volta tanto, una benedetta bella notizia (quei 12 milioni appunto) con un rilievo solo apparentemente eccessivo e in assoluta buona fede. In quel momento siamo inattaccabili. “I soldi ci sono, arriveranno presto, c’è la svolta”, si pensa in base a dati e dichiarazioni (e con parole diverse si scrive). Ma gli anni passano e quelle risorse si impantanano nella burocrazia. O comunque possono impantanarsi nella burocrazia.
Il problema - Al di là dell’esito della vicenda specifica - magari quei fondi verranno riversati presto su Bagnoli - nel lasso di tempo tra l’annuncio e la realizzazione dell’opera, chi opera sul Laceno giustamente attende. Ma ingiustamente, questo è il guaio, attende. E aspettando non cerca, autonomamente, le ricette per migliorare e per migliorarsi. Non si punta il dito contro tutti gli operatori turistici, per carità. Ma è come se molti creassero un formidabile alibi. “Prima i fondi, le opere, in seguito i nuovi turisti. Solo allora ci daremo da fare”. E’ un tipo di ragionamento che ha una logica e che purtroppo non ha una logica. Del resto l’ex assessore regionale al Turismo, Giuseppe De Mita (il riferimento a De Mita è costante a Bagnoli, nel bene e nel male) ne aveva discusso in maniera lucida, cristallina. Ineccepibile la sua visione d’insieme quando sempre a Bagnoli parlò di “Patto per il Turismo”. Il patto è un rapporto. Dare-avere-costruire insieme. E l’allora vicegovernatore non ebbe dubbi: “Noi cerchiamo di liberare le risorse, voi operatori vi impegnate a migliorare strutture e accoglienza”. L’equivoco è stato percepire i Patti come invenzioni di assessori e funzionari. Lo sbaglio è stato quello di non dare alla parola Patto il suo vero significato.
Il nostro annuncio, l’altro errore, il rilievo dei nostri annunci relativi allo sblocco di fondi, induce alcuni ad aspettare troppo. Sarebbe stato meglio annunciare, questo sì, ma “in bassorilievo”. Con prudenza, realismo, frenando. Magari qualcuno avrebbe potuto attrezzarsi indipendentemente da quelle famose e invocate nuove seggiovie. Magari chiedendo con forza la copertura internet su tutto l’altopiano. O costruendo con un accordo tra privati qualche struttura sportiva. O ricreativa. Oppure occupandosi di marketing e dintorni con più costanza. Cercando il supporto di enti pubblici, questo sì. O anche no.
Il guaio è che la vicenda Laceno, come si diceva, è solo un emblema. Pensiamo alla Lioni-Grottaminarda, l’hanno persino inaugurata. Foto, annunci (ancora). Gli automobilisti che la percorreranno non sono ancora nati e chi pensa di poterne trarre vantaggio è troppo anziano per investire sui futuri collegamenti. O troppo giovane. Dalla Lioni-Grotta ad Alta Capacità e Piattaforma Logistica il passo è breve ma può esser lungo. E’ importante crederci, ma con la giusta dose di diffidenza, realismo, lucidità. E con le stesse dosi dei medesimi ingredienti, forse sarebbe meglio seguire strade a breve-medio termine.
Nella Gomorra di Roberto Saviano il pensiero degli inquinatori della cosiddetta terra dei fuochi era basato su previsioni approssimative a lungo-lunghissimo termine. “Le malattie le avranno altri, forse. In ogni caso succederà dopo molti anni”. E’ un ragionamento. L’impressione è che approcci simili, ma al contrario, vengano utilizzati sempre più spesso in provincia. Da politici e amministratori, funzionari e giornalisti. Altri riceveranno i benefici dei grandi progetti e in ogni caso succederà dopo anni (decenni?). Magari è il caso di annunciare il grande progetto in “bassorilievo” e di puntare, anche mediaticamente, sull’esistente. Gli esempi ci sono, le buone pratiche pure.