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Se la risposta alla crisi viene dal Sud- "Napoletano...emigrante?". No, imprenditore

“Il problema principale conseguente all'aver scritto un testo come Terroni è che tutti ti chiedono soluzioni e risposte, ebbene io non ne ho perchè faccio parte di una generazione che ha fallito. Ai giovani non resta che calpestarci (non nel senso letterale del termine) ed andare avanti, raggiungendo vette che noi non abbiamo saputo scalare per paura, per incapacità o semplicemente perchè non ne conoscevamo l'esistenza”. Sono le parole con le quali Pino Aprile ha messo in mano ai giovani, particolarmente quelli del Sud, il futuro di questo Paese caricandoli di una responsabilità sociale non di poco conto. Chi sono questi giovani? In realtà non è esatto chiedersi chi sono, è importante chiedersi cosa hanno capito, o meglio cosa hanno conosciuto. La risposta più immediata che verrebbe da dare è che questi ragazzi hanno capito che bisogna darsi una mossa. Si sono guardati intorno dopo aver bagnato gli occhi in un panorama internazionale al quale hanno libero accesso grazie alla rete ed hanno capito che non è questo il migliore dei mondi possibili.
Ma soprattutto hanno capito che il gioco si cambia da dentro... A supporto di tale teoria, come suggerito da Aprile, arrivano i dati di UnionCamere. Sono i giovani del Sud quelli che rischiano maggiormente nella creazione di una nuova azienda e lo fanno nelle proprie terre di provenienza. Le giovani imprese hanno in Roma la città d’elezione. Sono infatti 43.704 le imprese guidate da under 35 nella capitale. Segue Napoli (39.355) quindi Milano (28.892). Oltre al capoluogo partenopeo, nella classifica delle prime 10 province italiane con il maggior numero di imprese giovanili si incontrano altre 5 province del Mezzogiorno. In quarta posizione si trova, con le sue 27.290 imprese di under 35, Bari (21.325 imprese), seguita da Salerno (17.660), Catania (15.784), Palermo, (15.094) e Caserta(15.089).
All’estremo opposto, tra le province meno popolate da imprese giovanili spiccano quelle centro-settentrionali: ben 7 su 10. Nell’ordine, si tratta di Gorizia (1.009 imprese), Aosta (1.338),Trieste (1.350), Verbano-Cusio-Ossola (1.502), Belluno (1.538), Sondrio (1.745) e Biella (1.920). Nel gruppo di coda anche Isernia (1.262), Oristano (1.818) e Rieti (1.909). Se si guarda invece all’incidenza percentuale sul totale delle imprese delle aziende condotte dagli under 35, ai primi posti si incontrano diverse province del Mezzogiorno, prime tra tutte Enna, Crotone e Vibo Valentia. A ciò si aggiunge la recente assemblea di Coldiretti Giovani che si è svolta a Napoli negli scorsi giorni in cui le nuove leve dell'imprenditoria agroalimentare del meridione si sono fatte portavoce della tutela del made in Italy, dei 91 riconoscimenti tra Dop e Igp su un totale di 291 a livello nazionale, dell'importanza di un'economia agricola perno del turismo, oltre che della possibilità data dalla vendita di terreni statali, che per le nostre 6 regioni potrebbe ulteriormente favorire la nascita di oltre 10.000 giovani imprese. Certo la crisi ha inciso sulla decisione di “fare impresa” dei giovani. Quasi il 60% delle 135mila nuove iscrizioni è infatti relativo ai primi 2 trimestri dell’anno, mentre a partire dal 3° trimestre, in coincidenza, quindi, con l’esplosione della crisi del debito sovrano dei Paesi europei, si verifica un brusco rallentamento delle iscrizioni.
Sud e Isole sono l’area che dimostrato nel 2011 la maggiore vivacità: 52.671 le nuove imprese nate al Mezzogiorno, pari al 39% del totale. Segue il Nord-Ovest (33.151 nuove iscrizioni, il 24% del totale), quindi il Centro con 27.700 nuove imprese, pari al 20% del totale, in coda il Nord-Est (21.812 iscrizioni, pari al 16% del totale). Aprile ci suggerisce che saranno i terroni a cambiare il Paese e lo faranno non solo perchè hanno interesse affinchè la nazione cambi a favore di una maggiore distribuzione delle risorse ma anche perchè è il Sud Italia che più degli altri ha respirato l'aria di rivoluzione del Maghreb, il vento di crisi della Grecia, la voglia di fuga del Mediterraneo che chiama. E allora in bocca al lupo a questi giovani che investono sulla loro provenienza e sulle proprie specificità e che magari fra qualche tempo andranno al Nord a spiegare come si fa impresa e vuoi mai che, arrivando all'ombra della Madonnina, riusciranno anche ad evitare la classica domanda “Napoletano...emigrante?”
