Tu si nat in Italy

Sei un cretino se...

Che le mode e i tormentoni sul web siano spesso irresistibili è innegabile. Ma troppe volte quelle stesse mode risultano insopportabili.  E’ internet, baby. Così il “Sei di Atripalda se…” dilaga. E grande successo per “Sei di Bagnoli Irpino se…”. Sei di Avellino se, di Sant’Angelo se e di Torella se. Sei irpino se... Per chi fosse vissuto in una caverna senza wi-fi nell’ultimo mese, si tratta del giochino per cui l’utente prova a dare una peculiarità al luogo indicato. E dando questa peculiarità al luogo, la assegna anche a se stesso. Esempio brutale: “Sei di Napoli se…” chiede il gruppo di Facebook. E l’omino risponde: “Se quando ti svegli senti l’odore delle sfugliatelle”. In questo esempio l’omino ci parla della sua Napoli ma ci racconta pure della sua passione per le sfogliatelle. Molto interessante!
In Irpinia i veterani ricordano le vecchie tradizioni, i giovani tentano goffamente di riprenderle cercando negli archivi della loro memoria di bambino. I più giovani evidenziano nuove tendenze, luoghi, attitudini. E allora è un micidiale mix di antiche processioni, bar appena aperti, pietanze succulente e inediti comportamenti post-moderni. Tutto quello che in qualche modo ricorda il paese, la città, l’area geografica. Tutto, anche troppo. Infatti si legge di situazioni che sarebbero identiche a Rocca San Felice come a Islamabad. A Lioni come a El Paso
I fenomeni del web, soprattutto sui social network, sono fortunatamente passeggeri. Intanto in provincia di Avellino i passeggeri reali sono sempre meno.  A leggere attentamente i fiumi di post sui vari paeselli, si nota la massiccia presenza di ex paesani. Studenti e lavoratori che in Irpinia non vivono più da anni e che probabilmente torneranno nei luoghi d’origine solo ad agosto (una settimana) e a Natale. Pasqua? Con chi vuoi. Chiaramente il successo del tormentone “Sei di Timbuctu se….” (O di El Paso, Bisaccia, Cardiff, Casablanca, Carife... insomma fa lo stesso) risiede nell’elemento nostalgia. All’inizio questo fu uno dei fattori determinanti nel successo di Facebook (recuperare gli amici del Liceo, d’infanzia e via dicendo). Ma la nostalgia è continuamente presente nelle bacheche, sotto diverse forme. Almeno questa, evidentemente, non passa mai di moda. 
Di sicuro non è questa la sede per una critica a chi partecipa con entusiasmo all’operazione “Nostalgia del Paesello”. Ma una “pizzicata” è d’obbligo, soprattutto nei confronti di chi viene una settimana all’anno e si lamenta per una carta di gelato sul marciapiede. Di chi vive beatamente al mare e in città e non ha alcuna intenzione di tornare su questi monti, ma al tempo stesso si pone come un rivoluzionario capo-popolo nei vari gruppi sul web a difesa di questo e di quel territorio. C’è la tendenza a riscoprire i luoghi della giovinezza, informarsi da lontano sui luoghi d’infanzia. E’ nostalgia, bel sentimento, che per qualcuno si trasforma in superficialità. La superficialità di chi a volte parla senza (più) conoscere. Di chi non ha alcun diritto per criticare le scelte di chi resta o di chi è costretto a restare. La superficialità di chi pretende di dar consigli alle genti irpine da un pc nei pressi di Bressanone. 
Insomma, ricordiamoci pure della fontanella o dei maccaronari della nonna! Lottiamo pure per salvare e/o tutelare. Ma facciamolo sul campo, dal vivo. Cucinando quella maccaronara almeno ogni tanto. Perché sui social tutto resta, è vero. Ma a volte lascia poco.