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Lacedonia - Riapre al pubblico con una veste moderna il Mavi: una storia da leggere attraverso le immagini del tempo

 


Il MAVI-Museo Antropologico Visivo Irpino è stato  riaperto al pubblico con un nuovo allestimento, dopo una completa ristrutturazione finanziata con fondi dl P.S.R. Campania 2014-2020 grazie a un progetto di +tstudio presentato dal Comune di Lacedonia.Lo straordinario studio di comunità realizzato a Lacedonia per mezzo delle immagini fotografiche da Frank Cancian nel lontano 1957, che sessant’anni dopo fu donato dall’antropologo americano al MAVI e ne costituisce il patrimonio fondamentale, torna quindi accessibile al pubblico. All'evento a cui ha partecipato una comunità attenta e motivata hanno presenziato  il Sindaco di Lacedonia Antonio Di Conza, la Direttrice del MAVI Giovanna SIlvestri,  il consigliere provinciale Vincenzo Barrasso delegato dal Presidente,  la Presidente della Città dell’Alta Irpinia Rosanna Repole, la Destination Manager della DMO Irpinia Emanuela Sica.

E intervenuto il Prof. Francesco Faeta, docente universitario di Antropologia, uno dei maggiori esperti italiani di antropologia visuale, che ha evidenziato lo spessore della collezione Cancian che costituisce «uno straordinario studio di comunità attraverso la fotografia, che resta uno dei più rilevanti frutti dell’impegno delle scienze sociali americane, particolarmente negli anni Cinquanta e Sessanta, nel nostro Paese. (…) Nessun antropologo che abbia studiato il Mezzogiorno d’Italia in quegli anni – ha aggiunto Faeta – ci ha lasciato un più vivido e completo ritratto di comunità».

 Oltre a custodire il fondo Cancian, il museo espone mostre temporanee e realizza attività di animazione culturale, divulgazione e ricerca.


Di rilievo l'intervento dell'arch. Enzo Tenore, progettista per +tstudio della ristrutturazione del museo, che si è soffermato sul tema  del nuovo allestimento del MAVI: un dispositivo architettonico per valorizzare, preservare, promuovere.

Il MAVI-Museo Antropologico Visivo Irpino si trova nel centro di Lacedonia, in Via Tribuni 61, di fronte allo storico Istituto Magistrale fondato da Francesco De Sanctis. Una struttura moderna e funzionale nata  da un’esperienza giovanile di Cancian risalente al 1957. Ancora ventiduenne e appena laureato in filosofia, Frank era un bravo fotografo autodidatta con una naturale sensibilità etnografica. Arrivato a Lacedonia quasi per caso, nel corso di sette mesi fotografò molti aspetti della vita quotidiana di una comunità rurale nel pieno di un epocale passaggio di modernizzazione. Un patrimonio visivo straordinario che però è rimasto per decenni in una scatola, perché l’autore aveva poi deciso di mettere da parte la fotografia e diventare un antropologo sociale. «Alcuni lacedoniesi – ha spesso ricordato  il regista Michele Citoni – hanno riscoperto le 1801 fotografie quasi sessant’anni dopo, ne hanno riconosciuto il grande valore e con la fondazione del MAVI hanno messo questo patrimonio a disposizione di tutti. Attraverso le foto, la Lacedonia degli anni 50 è anche la storia delle origini, la genesi del patrimonio che custodisce, il legame tra Lacedonia e Cancian rinnovato nel tempo». - di Antonio Porcelli -