Politica
Avellino - D'Alema per il NO: "Renzi non ha il diritto di modificare la Costituzione: nascerà uno Stato accentratore"

Il gruppo di coloro che sostengono il No al referendum costituzionale del 4 dicembre continuano a portare avanti la propria battaglia affinché la Costituzione rimanga così com’è. Il fronte del NO legato alla sinistra irpina ha trovato come punto di riferimento l’ex presidente del Consiglio di estrazione PD Massimo D’Alema, giunto ad Avellino proprio per portare ai suoi discepoli sostegno nella campagna referendaria del No.
Un appuntamento quello di ieri presso il Carcere Borbonico piuttosto acceso e affollato da tante personalità della politica irpina come Alberta De Simone, Francesco Barra, Giorgio Fontana, Carla Ciccone, Rosanna Rebulla, Francesco Todisco, Generoso Bruno, Gerardo Adiglietti, Mimmo Sarno, Rossella Grasso, Giancarlo Giordano, Roberto Montefusco e Lucio Fierro.
Tutti lì a sostenere il NO riuniti intorno ad un unico leader, Massimo D’Alema, che è stato capace di raccoglierli tutti nella grande sala blu del Carcere Borbonico per opporsi ad una riforma che “è spacciata come la grande occasione. La grande occasione per una “democrazia decidente”, quando il problema dell’Italia, che supera già lungamente la media europea, non è avere più leggi ma far funzionare quelle che già ci sono”, come spiegato dall’Eurodeputato Massimo Paolucci, che insieme all’ex presidente della Provincia Alberta De Simone ha introdotto ai lavori.
“Qui si parla di accentramento del potere nelle mani dello Stato centrale, mentre nel resto del mondo si discute di federalismo, decentramento e macroregioni”, ha continuato Paolucci, mettendo in evidenza come questa storia si concluderà inevitabilmente e cioè nella "creazione di quel partito della nazione che tutti dicono di non voler ma che nessuno, poi, fattivamente ostacola”.
Secondo Paolucci la battaglia sarà dura perché “siamo in pochi a condurla a viso aperto, ma se anche in così pochi saremo capaci di compiere un miracolo come quello di stasera, allora sarà possibile vincere”.
Lo stesso D’Alema ha voluto mettere in evidenza la mediocrità di una riforma a suo dire fatta male e definita come un “pastrocchio assolutamente non degno della Costituzione di Calamandrei”.
“Le ragioni del No sono diverse e variegate”, ha esordito l’ex premier che ha aggiunto: “La sicurezza dei diritti e delle libertà di ognuno risiede nella stabilità della Costituzione, nella certezza che essa non è alla mercé della maggioranza di turno, e resta la fonte di legittimazione e di limitazione di tutti i poteri”.
Insomma secondo D’Alema Renzi e la Boschi non stanno facendo altro che perpetrare attraverso la revisione della Costituzione, un tradimento nei confronti dell’intero Paese anche perché, come spiegato dallo stesso D’Alema, tale riforma è stata portata avanti “non avessimo vinto le elezioni, e dunque non avessimo la legittimità politica per modificare la Carta Costituzionale, e con un premio di maggioranza attribuito sulla scorta di una legge elettorale definita incostituzionale. Si tratta solo di un colpo di maggioranza senza legittimità costituzionale”.
Un commento piuttosto aspro che viene da un componente interno al PD che si è fatto promotore della riforma e che non ha esitato ad attaccare il suo compagno di partito Renzi e il suo staff “composto da giovani di grande entusiasmo ma di scarso valore”.
Le ragioni, dunque, per sostenere il No, secondo D’Alema sarebbero tre in particolare: "La Costituzione non può essere alla mercé della maggioranza del momento. Inoltre ci sarà un passaggio dal bicameralismo perfetto ad un bicameralismo confuso”, ma il punto che maggiormente preoccupa l’ex premier insieme agli altri sostenitori del NO resta comunque il nuovo rapporto tra centro e periferie: “La Riforma va a generare uno Stato accentratore capace di avocare a se' i poteri di Regioni e Comuni”.
E per dare il senso di ciò che tutto questo provocherebbe, D’Alema non ha esitato a fare un esempio alquanto calzante, ma preoccupante, viste le battaglie che si stanno facendo per la salvaguardia dell’ambiente: “Lo Stato potrebbe decidere di scavare un pozzo petrolifero qui in mezzo a noi e le autonomie locali non potrebbero opporsi”.
Insomma continua senza sosta la contrapposizione tra SI e NO nell’ambito della campagna referendaria verso il 4 dicembre nel quale si scontreranno sempre più aspramente il cambiamento e la conservazione.