Tu si nat in Italy

18 tappe tra l'Irpinia dei piccoli paesi, Barbara Ciarcia presenta il suo viaggio

Ci sono molte formule per dichiarare l'amore alla propria terra senza scadere nella retorica melensa, d'accatto. La più efficace però resta la conoscenza, e il rispetto del genius loci. Barbara Ciarcia attraverso le diciotto tappe di un viaggio, ideato e curato due anni fa per il quotidiano Il Mattino, alla riscoperta di un'Irpinia inedita, lontana dai circuiti già noti e dai soliti clichè, narra un'altra realtà. Non quella della disfatta, della resa, dello spopolamento che accomuna i borghi appenninici meridionali bensì quella della resilienza, della sperimentazione, della integrazione multietnica. In una parola, della scommessa.

Una terra dove è più difficile restare che partire. Un'Irpinia che si mette in gioco, e in discussione. Un'Irpinia di giovani amministratori e antiche comunità legate alle tradizioni ma aperte al confronto. L'autrice va direttamente alla radice di un fenomeno epocale, e dritta al cuore di un problema sempre attuale: la fuga. Un filo invisibile lega i diciotto paesi scelti non a caso. Sono piccoli avamposti di frontiera ai quattro angoli del territorio provinciale, segnati da emigrazioni stratificate nel tempo. Sono borghi sentinella di un'area vasta e frastagliata. Periferie dell'anima paradossalmente centrali nella storia dell'Irpinia, una terra che profuma di zolfo e ginestre, tartufi e Carmasciano. Una terra dove il paesaggio muta e incanta a ogni stagione dell'anno e della vita. La pubblicazione della giornalista Barbara Ciarcia edita da Delta3, la casa editrice di Grottaminarda tirata su venticinque anni fa dall'inossidabile Silvio Sallicandro, è stata curata dall'art director Armando Rinaldi. L'illustrazione, affidata alla bravura del giovane Gabriele Casillo, è accattivante e così la veste grafica curata nei minimi particolari. Le foto sono di Fabrizio De Marco, foto reporter per passione. La presentazione è di Ottavio Lucarelli, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Campania, mentre la prefazione è di Franco Di Cecilia, consigliere provinciale con delega alla cultura e dirigente scolastico.