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L'alta velocità , la val di Susa e il cantiere della dis(con)cordia

Ormai da qualche settimana non si fa altro che parlare di Tav. Non si fa altro che schierarsi  a favore o contro il cantiere in Val di Susa. Di conseguenza, non si fa altro che schierarsi a favore dei manifestanti o a favore delle forze dell’ordine.  Le manifestazioni di protesta come i sit-in, quotidianamente scavalcano le altre notizie per la loro “popolarità”. Purtroppo però, ultimamente gli argomenti delle discussioni si fermano al comportamento dei manifestanti e al comportamento delle forze dell’ordine tralasciando cosi le vere ragioni dell’essere pro o contro il progetto Tav. Non si parla più, infatti, di questioni tecniche. Non si racconta più delle immense risorse di euro che il cantiere assorbirà, cosi come non si parla più dei tempi e dell’impatto ecologico che tali lavori avranno sulla valle. Perché? Perchè qualcuno sa che magari è meglio spostare lo “scontro” su chi è violento e chi non lo è, qualcuno sa che è meglio se le notizie relative ai costi ai tempi e alle ragioni di tali faraonici investimenti di denaro pubblico passano in secondo piano. Basta ricordare le manifestazioni studentesche dello scorso Ottobre contro la riforma Gelmini a Roma. In quella occasione i manifestanti furono bollati come violenti (cosa che per alcuni versi era del tutto vera), furono messi alla gogna perché si aveva manifestato in  modo sbagliato, lasciando nel dimenticatoio le ragioni del loro disagio.  In quell’occasione la riforma fu votata e divenne legge. Lo stesso sta avvenendo in val di Susa oggi. Si sposta lo scontro sul modo di manifestare e non sulle questioni tecniche dell’alta velocità. La battaglia vera dovrebbe essere la battaglia delle idee. Ci si dovrebbe scontrare sulle opinioni con le ragioni del si e le ragioni del no. Vi sono ancora molte questioni (oscure) che non sono state chiarite, non sono state ancora decifrate ma che devono essere esposte, quanto prima, all’opinione pubblica.

Pubblichiamo l’intervento di Maurizio Cudicio, sindacalista della Polizia di Stato

“Ciao manifestante, chi ti parla è quello “sbirro” che odi e che vorresti vedere morto. Mi trovo in Val di Susa e tra non molto è il mio turno. Ho dormito veramente poco e mangiato ad orari impossibili. Adesso preparo l’equipaggiamento per uscire. Davvero qualche volta mi sembra di andare in guerra, invece mi trovo in una valle sconosciuta e lontano da casa. Mi chiama mia moglie preoccupata per le notizie che ascolta incessantemente al tg, le dico di stare tranquilla e che andra’ tutto bene , per tranquillizzarla le dico che sono lontano dalla confusione. Le chiedo di dare un bacio ai miei figli e rassicurare i nostri parenti. Adesso sono con i miei colleghi e siamo pronti per partire. Alcuni non portano dietro neanche il telefono cellulare, a che servirebbe, come potremmo sentirlo e come potremmo usarlo indossando la maschera antigas? Le urla di persone indignate e stanche quanto noi di questa situazione, sovrastano gli ordini impartiti dai superiori e a fatica ci mettiamo nello schieramento. La visibilità ora è scarsa, la tensione è altissima, i manifestanti gridano e chiedono che i lori diritti vengano rispettati . Noi siamo li perché non accadono ulteriori incidenti.”   Ecco, è questo quel che pensa un poliziotto in servizio in valle. Noi siamo li per garantire l’ordine. Alcuni di voi solo a vedere la divisa ci insultano e forse a qualcuno non dispiacerebbe vederci morti. Vorremmo evitare qualsiasi tipo di incidente eppure , solo per avere indosso una divisa, siamo messi al patibolo o alla gogna. Il giovane Carabiniere insultato il cui video è oramai tra i più visti del web, è solo un esempio di quello che capita ogni giorno in migliaia di casi, in ogni parte d’Italia. Questo atteggiamento che spesso abbiamo cercato di portare a conoscenza tramite i nostri racconti è per una volta stato reso di dominio pubblico. Dispiace il fatto che quasi sempre, nel 99%  dei casi, i contrasti tra la nostra figura professionale e il cittadino potrebbero essere risolti con il dialogo e il rispetto verso di noi che ricordo, siamo a pieno titolo una categoria lavorativa e del nostro settore  siamo la base, nient’altro che gli operai.  In questa meravigliosa valle non siamo contro o a favore di qualcuno o di qualche cosa. Siamo persone responsabili dell’ordine e della sicurezza pubblica.  Ci troviamo malmenati, con la divisa a volte lacerata, a volte sporca dai giorni di fatica eppure siamo li, per quattro soldi che lo Stato ci paga. In quei momenti però non pensiamo al vile denaro, anche perché con quello che la nostra amministrazione ci da in più per essere “massacrati” fisicamente e moralmente, potremmo al massimo invitare la nostra famiglia a mangiare una pizza.  Manifestante, credimi siamo cittadini come te, siamo fatti di carne e ossa. Sai benissimo che questa guerra tra poveri e la sua strumentalizzazione non porterà alcun beneficio. Manifestare è un diritto certo , ma anche noi appartenenti alle forze dell’Ordine abbiamo diritto alla  nostra dignità e vorremmo alla fine del nostro servizio poter rivedere i nostri cari.  Ti chiedo di ascoltarmi, protesta  in tutti i modi che ritieni opportuni, ma non usare la violenza e se  lo fai, pensa ai tuoi cari quanto ai nostri. Penso che questo progetto TAV procederà; voglio dirti  che noi non saremo mai contro di te, ma non chiederci di farci da parte. Cudicio Maurizio, orgoglioso del mio mestiere, orgoglioso di essere Poliziotto. Sindacalista della Polizia di Stato e fondatore del MOVIMENTO POLIZIOTTI."