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Svimez- La grande fuga dal Mezzogiorno: Sud a rischio desertificazione

Un Mezzogiorno a rischio desertificazione industriale, dove i consumi non crescono da cinque anni, si continua ad emigrare al Centro-Nord, la disoccupazione reale supera il 28%, crescono le tasse e si tagliano le spese, ma una famiglia su 7 guadagna meno di mille euro al mese, e in un caso su quattro il rischio povertà resta anche con due stipendi in casa. Desolante il quadro presentato dalla SVIMEZ che evidenzia come occorre rilanciare una visione strategica di medio-lungo periodo, che vede nella riqualificazione urbana, energie rinnovabili, sviluppo delle aree interne, infrastrutture e logistica i principali drivers dello sviluppo.
L'EMIGRAZIONE
Negli ultimi venti anni sono emigrati dal Sud circa 2,7 milioni di persone. Nel 2011 si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord circa 114 mila abitanti. Riguardo alla provenienza, in testa per partenze la Campania, con una partenza su tre (36.400); 23.900 provengono dalla Sicilia, 19.900 dalla Puglia, 14,200 dalla Calabria. In direzione opposta, da Nord a Sud, circa 61mila persone, che rientrano nei luoghi d’origine, soprattutto Campania (16mila), Sicilia (15mila) e Puglia (10mila).La regione più attrattiva per il Mezzogiorno resta la Lombardia, che ha accolto nel 2011 in media quasi un migrante su quattro, seguita dal Lazio.
Nel 2011 i cittadini italiani trasferiti per l’estero sono stati circa 50mila, 10mila in più rispetto al 2010, in decisa crescita rispetto a dieci anni fa, quando erano 34mila.
LA DESERTIFICAZIONE
«Il profondo divario – ha evidenziato la Svimez – tra aspettative, soprattutto delle nuove generazioni in termini di realizzazione personale e professionale, e le concrete occasioni di impiego qualificato sul territorio ha determinato negli anni Duemila la ripresa dei flussi di emigrazione dal Sud verso il Nord. A partire dalla fine degli anni novanta l’esodo è ripartito. Un Mezzogiorno sempre più spopolato da cui entro il 2065 spariranno due milioni di under 44, tra denatalità, disoccupazione e nuove emigrazioni» Per entrare nello specifico basti dire che la provincia irpina ha perso 8.508 abitanti pari al -1,9
LA CRISI
Benevento è il capoluogo della Campania che meglio ha retto agli urti della crisi nel decennio. «Solo» 891 gli abitanti persi dalla patria delle streghe con un saldo di 60.745 residenti a maggio scorso. L’indice di decremento è stato dunque del 1,4 per cento. Ben peggio è andata ad Avellino (1.637 abitanti in meno; -2,9%), Salerno (5.078 unità in meno; -3,7%), Napoli (42.242 residenti persi: - 4,2%), Caserta (-5,3% pari a 5.078 unità mancanti).