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Bisaccia la devastata, simbolo di un'Irpinia indifesa

Bisaccia come crocevia di drammi e opportunità. Il fatto che qui sorgesse un centro di smistamento di rifiuti illegali ha scosso l’Irpinia, ha gelato la stessa Bisaccia. Ma in realtà la scoperta non sorprende più di tanto. Territori vasti, territori disabitati ma non lontani dall’autostrada. Tra Napoli e Bari, tra quella rotta di rifiuti illeciti bloccata venerdì. Descrivere Bisaccia non è semplice: qui esistono interessi economici notevoli. Nella legalità. Ma a Bisaccia si concentra di tutto: i campi convivono con l’energia, coabitano con le attività produttive “pesanti”.  Il Castello è al di là del muro di Bisaccia nuova. Un luogo e un non-luogo. Parchi eolici sterminati, elettrodotti a perdita d’occhio, un ospedale cancellato di fatto dopo anni di battaglie.
 
Ora, dopo l’operazione “Black Land”, i rifiuti. Quello spettro allontanato, la possibile discarica sul Formicoso, ritorna sotto altre forme. Le forme di un impianto a metà strada tra il centro del paese e l’autostrada. Un impianto, Biocompost Irpino si chiama l’azienda, che spiegava i suoi effetti nelle contrade circostanti. “La puzza c’è sempre stata”, conferma una signora. Lo conferma pure il sindaco, Salvatore Frullone. E Michele Sollazzo, ambientalista che fa parte del comitato contro l’elettrodotto: “In realtà questa struttura è sempre stata un oggetto misterioso. Operavano in silenzio, ma gli odori erano insopportabili”.
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Non sorprende più di tanto l’operazione della Dda di Bari e il coinvolgimento di Bisaccia. E non perché Bisaccia sia zona criminale, ma perché gli effetti della criminalità, piccola e grande, li ha subiti ed evidentemente continua a subirli. Al di là delle scorribande di ladri e rapinatori dalla Puglia, non si possono dimenticare gli inquietanti episodi che ruotavano intorno alle pale eoliche. A Bisaccia e nei Comuni limitrofi (e simili). Incendi ad impianti. O ad automobili di persone collegate a vario titolo con l’energia. Insomma, le sterminate lande del Formicoso possono essere terreno fertile. Per imprenditori virtuosi e imprenditori criminali. E naturalmente per gli onesti agricoltori (di aziende agricole ne esistono decine). 
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Però la scoperta di un impianto che gestiva rifiuti illeciti, collegato a più province e ad un ambito illegale certamente ben organizzato, è un ulteriore colpo per la comunità simbolo dei tagli in Irpinia. Una comunità che continua con le storiche voci critiche a chiedere servizi migliori: trasporti, viabilità, sanità. Una comunità che sembra isolata dalla Provincia e dalla Regione. Dallo Stato e dall’Europa. E poi c’è il Bar Planet, a Bisaccia nuova,  dove i giocatori continuano a collezionare belle vincite tra Lotto, Superanalotto, Gratta e Vinci e Totocalcio. Il bar è tappezzato da locandine di giornali sulle sue vincite, testimonianze di un’attività baciata dalla fortuna. Come se la sorte distribuisse denaro per ripulirsi la coscienza. Ma è troppo poco. 
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Tuttavia, e questo si deve pur evidenziare, Bisaccia e l’Irpinia non possono prendersela sempre e solo con la sorte o con il disinteresse e le mire degli altri. Due dei soggetti arrestati venerdì scorso sono irpini Doc. Uno si chiama Erminio Arminio ed è di Bisaccia, 34 anni. L’altro è di Villamaina, Pasquale Martino De Ieso. Come al solito l’isola felice non esiste, mai. E lo ha ricordato anche Don Tonino Palmese alla via Crucis dell’associazione Libera. Da Avellino il religioso ha detto, a proposito dell’Alta Irpinia: “Terra di conquista per la malavita organizzata”. Ha accusato: “Negligenza di una certa politica”. E ancora: “Il perimetro della terra dei fuochi è molto più esteso di quello che si possa immaginare”. Non per essere ripetitivi, ma le frasi dell’oncologo Antonio Giordano, pronunciate a Caposele e Lioni, echeggiano. Echeggiano lungo gli spazi pensati come discarica. Sui capannoni dismessi e i terreni non coltivati. “Rifiuti tombati”, disse a proposito delle aree industriali altirpine. E di tombamenti si è sentito parlare venerdì nei comunicati degli inquirenti pugliesi. Spesso si dice che “nei convegni si parla troppo, dopo non si fa niente e comunque la gente dimentica presto”. Noi pensiamo che bisogna dar sempre un seguito alle parole, nel rispetto dei ruoli. E mai, mai minimizzare.