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"Lotteremo un minuto in più del padrone"

“Lotteremo un minuto in più del padrone”, con queste parole cercando una forza che, spesso, neanche sapevano di avere, gli operai di Valle Ufita andavano avanti. I minuti sono diventate ore. Le ore giorni. I giorni mesi e i mesi, anni. Fino a ieri. Il 28 maggio 2014  sarà ricordato, dall’intera irpinia, come un giorno di svolta. Il momento in cui il passato lascia posto al futuro. D’ora in poi si potrà guardare avanti, a quel gennaio 2015 che è incredibilmente vicino nella testa di chi, non vede l’ora di tornare a lavoro. In Valle Ufita si tornerà a produrre autobus: è questa la notizia più importante. Hanno vinto gli operai. Ha vinto chi, per anni, non si è piegato al compromesso, chi ha spinto, testardamente, affinchè quella fabbrica continuasse a fare quel che ha sempre fatto, chi non si è inginocchiato al volere del potente, chi non si è lasciato incantare dalle sirene di chi prometteva facili soluzioni. Loro, e solo loro, conoscono il proprio valore e quello dello stabilimento. Quell’azienda valeva il sudore di 30 anni di fatica, valeva le speranze per un futuro migliore da regalare ai propri figli, valeva la stanchezza di chi torna a casa stremato dalla catena di montaggio. Cose impagabili per chi se le vede negare dalla prepotenza del padrone. Ma loro, no, lotteranno un minuto in più. E così è stato. Hanno lottato contro Fiat. Contro un colosso che sembrava imbattibile. Si sono opposti con tutte le forze a quella matrigna che li aveva amati e poi abbandonati. Un minuto in più. In quel minuto oggi c’è tutto. Basta guardarsi indietro. C’è il 7 luglio 2011, quell’enorme titolo de ‘Il Mattino’ al quale nessuno dava peso. C’è il caldo della prima riunione all’Hotel Portobello di Flumeri. C’è De Mita che dispensa consigli a Grottaminarda. Ci sono le scissioni tra le maestranze. C’è la pioggia del giorno in cui Fiat decide di sgombrare lo stabilimento. Ci sono le barricate degli operai che cercano di impedirlo. Ci sono le lacrime di rabbia di Dario Meninno. Ci sono gli occhi blu di Silvia Curcio. C’è  Salvatore che si fa dare il ‘contributo spese’ da Massimo D’Alema. Le lettere della Fiat. Le trasferte romane. C’è il secchio d’acqua addosso ai sindacalisti regionali. C’è la delusione della politica, le passerelle, l’illusione. E poi c’è l’ultimo secondo. Quello in cui si taglia il traguardo e sai che ce l’hai fatta. Manca poco. Il nastro si spezzerà quando tutti rientreranno in fabbrica. Quello sarà l’ultimo rintocco. Quello sarà il suono della vittoria.