Politica
Pd - Ciarcia: "Fallita l'Opa con il tesserificio, il partito non può essere guidato da una minoranza"

Dopo i due giorni dedicati alle votazioni di circolo per l'elezione del segretario provinciale del Pd con i risultati che ne sono conseguiti, la componente Ciarcia ha tenuto una conferenza stampa presso la sede provinciale del partito di Via Tagliamento.
E' stata l'occasione per commentare ciò che è emerso dalle urne, ma anche per ribadire ancora una volta il motivo della scelta dell'astensione dell'intera area a sostegno di Michelangelo Ciarcia.
"Abbiamo mantenuto dritta la barra, il nostro gruppo è rimasto compatto astenendosi dalla partecipazione al Congresso Provinciale. Una posizione presa in nome della legalità, concetto cancellato dai fatti accaduti in queste settimane. La verità è che, con questo scenario, abbiamo vinto noi", ha esordito il candidato alla segreteria che ha continuato: "C’è chi ha esultato per questa fantomatica vittoria... dico che c’è poco di cui essere felici. Anche perché il partito non può essere gestito da una minoranza".
La posizione della compoennte rimane chiara e a ribadirlo è stato lo stesso Ciarcia che ha annunciato già nei giorni scorsi l'intenzione di presentare dei ricorsi agli organi di giustizia del partito: "Si sono verificate situazioni che hanno compromesso uno scenario già segnato. A Taurano il circolo è rimasto chiuso, a Rotondi hanno partecipato al voto addirittura persone residenti in provincia di Napoli. A Lioni e Castelfranci i nostri rappresentanti di voto, con regolare delega, sono stati clamorosamente esclusi dalle operazioni elettorali. Andremo avanti con i ricorsi, ci rivolgeremo alla magistratura interna al partito per vedere riconosciute le nostre ragioni".
Sul da farsi il tesoriere è determinato: "Da oggi, sino al 15 maggio, ci saranno sicuramente dei confronti politici ma noi ripartiremo da ciò che abbiamo manifestato in questi giorni. Ovvero dall’assenza di legalità e trasparenza. Non possiamo, quindi, far finta di nulla acconsentendo, senza batter ciglio, di sederci ad un tavolo comune".
E sui risultati delle elezioni il commento è risultato aspro: "L’Opa è fallita, è fallita la politica del tesserificio. Il partito non può essere governato da chi si è mosso partendo da iscrizioni farlocche o, peggio, comprate".
Polemiche sono giunte anche da Enrico Montanaro dell'area Famiglietti ed Enza Ambrosone vicina alle posizioni di Umberto Del Basso De Caro, che hanno sottolineato l'emergere di una realtà drammatica, senza risparmiare attacchi anche ai vertici romani che non hanno saputo risolvere le anomalie che si sono presentate nelle scorse settimane per dare una linea ferma al Congresso nel nome della legalità.
"Mi auguro che, in vista del 15 maggio, qualcuno abbandoni la baldanzosità fuori luogo per ritrovare ragionevolezza. In questo Congresso le regole sono state calpestate questa è la realtà da raccontare a chi ci guarda da fuori", ha dichiarato Ambrosone.
Parole dure sono arrivate anche da Ida Grella, capolista nel collegio del capoluogo per la lista “Semplicemente Democratici”: "Leggere e sapere di festeggiamenti rispetto ai numeri del Congresso dà la cifra dell’irresponsabilità di chi, con una forzatura, ci ha costretto a non partecipare. Non consegneremo le chiavi del partito a chi dimostra, ogni giorno e nelle istituzioni, mancanza di responsabilità ed etica politica, a chi ha spaccato la maggioranza consiliare dal primo giorno del Governo Foti, a chi non ha mai militato ma ora vuole il nostro simbolo per scopi personali. Roma ci ha ignorati, Ermini ci ha umiliati . La Commissione Provinciale per il Congresso della scorsa estate è stata per larghi tratti esautorata senza nessuna comunicazione ufficiale e reintegrata con persone appena iscritte al partito e che, successivamente, hanno rimpinguato le liste di Di Guglielmo. Ho ancora una speranza, non posso immaginare che Roma voglia avallare una situazione simile, a prescindere dai ricorsi pendenti".
E dopo l'intervento della componente Ciarcia, arriva agli organi di informazione la nota dell'area Di Guglielmo a sostegno della validità delle elezioni congressuali che confermano il clima "irrespirabile" di un partito alle prese con evidenti crisi di identità e di arroccamento .
Questo il comunicato:
"Il Partito Democratico ha svolto nelle giornate di domenica e lunedì il tanto atteso e richiesto congresso provinciale; grazie alla pazienza di iscritti, militanti e segretari di circolo, circa 3000 persone hanno manifestato la forte volontà di partecipare con coerenza ad un percorso di rigenerazione territoriale indicato dal partito nazionale, nonostante autorevoli rappresentanti istituzionali invitassero caldamente e suggerissero insistentemente a tanti liberi iscritti di non esercitare il proprio diritto a scegliere.
Di fronte al risultato elettorale emerso corre l’obbligo di fare chiarezza per evitare che ricostruzioni faziose e prive di riscontri concreti inquinino la serietà e la trasparenza del percorso svolto.
Il primo accento va posto sulla interpretazione dei numeri espressi nei congressi di circolo e i numeri vanno comparati e contestualizzati.
Comparati, per stare ai numeri, alla convenzione nazionale di aprile 2017, quando sono stati eletti i delegati nazionali. In quella fase, pur non essendoci stati appelli alla non partecipazione, solo 3800 iscritti (su circa 7000) hanno votato. Inoltre, l’ultimo dato con il quale è opportuno fare una comparazione riguarda i congressi di circoli svoltisi nel gennaio 2018, in piena fase commissariale. Qualche mese fa, su una platea di circa 13000 iscritti (2016/17), hanno votato circa 3300 iscritti.
Infine, questi dati vanno contestualizzati alla fase politica che stiamo vivendo. Nostro malgrado, non viviamo più nella stagione del 40% delle europee (dove anche in quel caso 1 italiano su 2 non si era recato alle urne). Siamo al “post 4 marzo”, in una fase che ha provocato un cambiamento epocale le cui conseguenze obbligano chiunque a non sottrarsi: è finito il tempo in cui dal partito si prende, oggi abbiamo il dovere di restituire credibilità e serietà al progetto. Troppo comodo dire: “io non c’entro, non sono d’accordo, non mi riguarda”.
Inutile, quindi oggi puntare l’indice di accusa e dedicarsi alla pratica dell’avvelenamento dei pozzi per poi lamentarsi che l’acqua non sia potabile. Il partito nazionale, pur non avendone la necessità, ha messo nero su bianco la costruzione di un tavolo d’intenti e di metodi affinché tutti, nessuno escluso, si possa sentire rappresentato nelle future scelte per la città".